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La battaglia finale tra stakeholder

Ci sono segnali di vita che provengono dal mondo della finanza. Questa è una buona notizia. La burocrazia UE, invece, continua a intervenire sui sintomi piuttosto che sulle cause, facendo del male ai mercati e ai risparmiatori; confonde la sostenibilità con la trasparenza. Questa non è una notizia. Vediamo quindi una lezione di sostenibilità dall’impero del male della finanza

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La battaglia finale tra stakeholder
23 Febbraio 2016

Larry Fink, Chief Executive di Black Rock, l’investitore istituzionale più grande al mondo con fondi per ben 4.600 miliardi di USD, ha preso carta e penna e ha scritto una memorabile lettera ai CEO delle grandi aziende USA e dell’Europa.

Per dire cosa?


Per tutelare l’interesse dei suoi investitori e il loro desiderio di vedere i propri investimenti crescere di valore nel tempo senza esporsi a elevati profili di rischio. E per fare ciò, Larry Fink ha sottolineato la assoluta necessità di orientare le scelte strategiche e gestionali verso l’orizzonte di medio e lungo periodo, l’unico a poter consegnare una reale e sostenibile creazione di valore. È una dichiarazione di guerra aperta al cosiddetto fenomeno del “short termism”, cioè al forte orientamento ai risultati di breve se non di brevissimo periodo, cadenzati dalla regolare pubblicazione di report trimestrali.
La pressione dei mercati, guidata dall’andamento del titolo azionario, spinge per informazioni continue a sostegno dei prezzi, equivocando sul fatto che una creazione di valore di breve sia anche solida e sostenibile nel medio periodo. Questo approccio ha contagiato quindi anche i top manager aziendali che, per ottenere i propri bonus, continuano la loro caccia senza tregua al raggiungimento di performance trimestrali e al sostegno dell’andamento del titolo. Bisogna spezzare questo circolo vizioso dei mercati finanziari.
Speculatori e manager versus tutti gli altri stakeholder come creditori, fornitori, dipendenti, comunità locali che sono invece fortemente interessati a strategie e risultati sostenibili nel tempo. Un antagonismo che deve essere presto superato con una sintesi della situazione attuale e che permetta a tutti di convergere su aspettative di risultati di medio periodo.
Fink sottolinea come Wall Street abbia oggi raggiunto il più alto “pay out ratio” (percentuale di utili distribuiti come dividendi) dal 2009 e come, negli ultimi 12 mesi, i riacquisti di azioni (buy back) siano cresciuti del 27%.

Mancano forse strategie di lungo termine?


E qui si apre un nuovo capitolo, la richiesta ad ogni azienda di formulare uno schema di strategia per la creazione di valore nel lungo periodo; e che questa visione venga rivista e approvata dal Consiglio di Amministrazione.
In questa visione strategica si inseriscono d’obbligo nuovi elementi di valutazione; Black Rock stessa ha intrapreso un lungo processo per giungere ad inserire nel proprio metodo di valutazione degli investimenti i fattori ESG, Environment, Social e Governance.

Ma le aziende sono pronte a questa rivoluzione?


Generalmente mi sentirei di rispondere di no. Anzi riproporrei delle semplici domande.
Quante aziende oggi hanno in essere un Piano Strategico di lungo periodo?
Quante aziende presentano una Equity Story che integri anche gli elementi di ESG?
Quante aziende utilizzano l’Annual Report per fornire un aggiornamento prospettico sull’avanzamento del Piano Strategico?
Quante aziende educano i propri investitori a meglio comprendere le dinamiche competitive del proprio settore, l’importanza dell’innovazione e della tecnologia?

È una buona notizia?


Creazione di valore di lungo periodo, orientamento strategico, sostenibilità; sono una garanzia di raggiungimento dell’obiettivo finale di ottenere una più equa distribuzione della ricchezza?
Difficile fornire una risposta univoca, ma una migliore risposta alle esigenze di tutti gli stakeholder e non di solo alcuni di loro, dovrebbe permettere un maggiore equilibrio nelle scelte e una risposta più congrua a tutti i componenti l’ecosistema aziendale. Un sicuro passo avanti sulla strada giusta.

E la EU?


I burocrati di Bruxelles hanno deciso di abolire la reportistica trimestrale per spingere le aziende a orientarsi di più sul lungo termine. Confondono la trasparenza con la sostenibilità, invece di orientare i comportamenti al lungo termine abbassano il livello di informativa verso gli investitori. Boh!!
 

Leggi l'articolo di Repubblica qui.

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